IL 17 APRILE PROSSIMO, SI VOTA PER IL QUEISITO REFERENDARIO CHE E’ELENCATO QUI DI SEGUITO:

«Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?»

Vi spiego subito e in breve come stanno le cose, senza troppi giri di parole:

LO SCONTRO SULLE PROROGHE. La recente Legge di Stabilità 2016 (comma 240), ha di fatto cancellato le vecchie regole sulla vigenza delle concessioni, stabilendo che esse non possano essere prorogate oltre i normali 30 anni. Così facendo ha però introdotto una sostanziale novità, cioè quella sulla validità del titolo (comma 239), che sarà fino all’ esaurimento del giacimento, un vero e proprio contrasto, che il Referendum si propone di sciogliere.

SE VINCE IL SI. Le compagnie petrolifere, non potranno più prorogare le concessioni esistenti, a meno che non ne abbiano fatto richiesta prima del dicembre 2015, il che significa anche l’abbandono di eventuali ampliamenti di pozzi già esistenti.

SE VINCE IL NO. Vi sarebbe in campo il traballante contrasto normativo spiegato sopra, con le compagnie petrolifere, che potrebbero richiedere il rinnovo della concessione finché il giacimento è vivo (già richiamato comma 239), ma gli enti locali, potrebbero far ricorso in base alle nuove regole sulla vigenza (comma 240), continuando la “tradizionale conflittualità” finora concessa dall’art. 117 del Titolo V della Costituzione e dalle materie cosiddette “concorrenti” tra Stato e Regioni.

Le 22 concessioni (e loro strutture afferenti) coinvolte in materia, definite come “piattaforme di produzione erogante”, sono elencate nel sito del Ufficio nazionale minerario del Ministero dello Sviluppo Economico e tra queste, scopriamo, che in Calabria ne è presente una, denominata “Hera lacinia”, con scadenza 2018, presente a largo delle coste di Crotone, che tra gli altri è la più produttiva del Paese, nel 2015 ha prodotto, 557 milioni di metri cubi (cioè l’8% della produzione nazionale).

Nella sostanza non si voterà per l’abolizione delle trivelle e nemmeno sulla possibilità di concedere nuove trivellazioni entro le 12 miglia marittime – argomento già definito nella Legge di stabilità 2016. Basta leggere il quesito, al di là della cattiva informazione che si fa, per capire che è un voto solo sulle concessioni esistenti poste entro 12 miglia dalla costa e sulla cancellazione della possibilità che queste vengano prorogate, come scritto nella Legge di stabilità, «per la durata di vita utile del giacimento».

Il mare e gli oceani custodiscono il segreto della vita su questa Terra, adesso hanno bisogno del nostro aiuto!

IO SONO, OVVIAMENTE, SENZA ALCUNA OMBRA DI DUBBIO, PER IL “SI”…E AGGIUNGO CHE BISOGNA ANDARE A VOTARE, SENZA IL QUORUM, IL GIA’ TANTO BOICOTTATO (da una certa classe politica scadente) REFERENDUM NON SARA’ VALIDO!

G.C. ©

Segue la nota stampa del Comitato locale #fermaletrivelle – Vota SI per fermare le trivelle”

Anche a San Giovanni in Fiore si è costituito il comitato vota Sì al referendum del 17 aprile #fermaletrivelle, di cui fanno inizialmente aderito le associazioni locali Legambiente Sila, Lipu – Servizio nazionale di Vigilanza Ambientale, Proloco, Gunesh, Aism, Auser, CIA e Un Sorriso agli emigrati, ma ben presto aderiranno altre associazioni e forze economiche e sociali della città che intendono dare una mano per convincere i sangiovannesi a recarsi a votare sì per abrogare la norma della legge sblocca Italia che, se non abrogata, permette ai titolari di concessioni di trivellazioni a mare di continuare a farlo senza limiti di tempo. Una disposizione, quella che si vuole abrogare, che rappresenta un regalo alle società e agli interessi delle fonti fossili che non ha pari in Europa, infatti in nessun Paese avanzato si permette alle società che si occupano di estrarre gas e petrolio di avere concessioni senza limiti di tempo.

Votare SI al referendum del 17 Aprile per dire NO alle trivelle è l’unico modo per opporsi a questa infausta proposta per dire no alle politiche di liberalizzazione che avvantaggiano solo le lobby del petrolio e delegittimare le voci delle popolazioni che in massa e da tempo si stanno opponendo a tutto questo ma che fin’ora sono stati inascoltati. Sarebbe dunque un voto per dare voce al popolo e confermare ancora una volta che il nostro “petrolio” è la bellezza dei nostri paesaggi, dei nostri mari, dei nostri borghi e di tutto il nostro territorio. Anziché continuare a garantire vantaggi alle grandi lobby del fossile dovremmo aiutare e incentivare quelle aziende e quei cittadini che stanno contribuendo a diminuire l’inquinamento del paese attraverso l’introduzione e l’uso di nuove tecnologie a risparmio energetico e sostenibili. Siamo convinti che l’Italia debba continuare a percorrere la strada delle fonti rinnovabili che ci libererà per sempre dall’utilizzo delle fonti fossili, e questo attraverso l’incentivazione e l’innovazione, combattendo nel frattempo le gravi problematiche legate ai cambiamenti climatici e confermando ciò che ha sottoscritto a Parigi nell’ultima conferenza ONU sul clima.

Le estrazioni entro le 12 miglia dalla costa sono inutili per l’indipendenza energetica del Paese, visto che i sondaggi effettuati in mare negli ultimi anni hanno rilevato la presenza di petrolio sufficiente solo per 7 settimane al nostro fabbisogno, e di gas per 6 mesi. Le royalties che i territori ricaverebbero dalle concessioni per l’estrazione sarebbero insufficienti per colmare le perdite ricavabili da un turismo sempre più in crescita. Inoltre le estrazioni producono scorie ed inquinamento che andrebbero a rovinare le bellezze dei nostri mari. Tutte queste ragioni spingeranno il Comitato a fare una capillare campagna di comunicazione, cercando di mobilitare tutta la cittadinanza di San Giovanni in Fiore ad andare a votare, spiegando che il vero quesito è: “vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione?”. Noi crediamo di si e crediamo che tutti i cittadini sangiovannesi si mobiliteranno per il voto e faranno sentire la loro voce.

Primi firmatari del Comitato locale #fermaletrivelle – Vota SI per fermare le trivelle”