Un Lupo nei pressi di un casolare - Spezzano della Sila (CS), Parco Naz. della Sila - Foto Gianluca Congi ©

Un Lupo nei pressi di un casolare – Spezzano della Sila (CS), Parco Naz. della Sila – Foto Gianluca Congi ©

DOSSIER SPECIALE SUL LUPO IN ITALIA E IN SILA (CALABRIA).

Al chiaro di luna, l’ululato del Lupo, rischia di spezzarsi, ancora una volta, per mano dell’uomo padrone! Dopo oltre 40 anni, si torna a parlare di abbattimento di lupi. Il nuovo “Piano di conservazione e gestione del Lupo in Italia”, predisposto dal ministero dell’Ambiente, in collaborazione con l’Unione Zoologica Italiana e il supporto dell’ISPRA, è stato presentato il 17 febbraio scorso, per la discussione tecnica, al comitato paritetico della Strategia Nazionale per la Biodiversità, dove siedono le amministrazioni centrali con le Regioni. Grazie alla levata di scudi, attuata in modo sinergico da parte delle principali associazioni ambientaliste e animaliste del Paese, vi è stato il tanto atteso rinvio, nell’attesa che possa essere valutato il tutto, senza alcuna fretta e con il rigore scientifico ma anche valutando le numerosissime criticità, rispetto al grande conflitto uomo-animali selvatici, generato dalla nostra razza, che ora, cerca la strada più semplice, tra cui la possibilità di derogare al divieto di uccisione, per un limite massimo di 60 lupi all’anno, una scelta sbagliata, se si considera che la specie non è del tutto al riparo dal pericolo d’estinzione! Un recente studio condotto dall’ISPRA, svelerebbe, il numero di lupi presenti in Italia, ma la cifra potrebbe essere sottostimata, oltre che imprecisa, in quanto, a oggi, nessuno conosce il reale numero di lupi in Italia! Secondo i dati degli esperti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ci sarebbero tra i 1269 e i 1800 lupi, considerando il periodo di studio compreso tra il 2009 e il 2013. La distribuzione sarebbe di 57-89 lupi sull’arco alpino, di ben 1037-1381 lungo l’Appenino centro-settentrionale, con la Toscana (282-328 lupi) prima regione del Paese per presenza del carnivoro. Nell’Appennino meridionale, la stima parlerebbe di 175-330 lupi, questa zona da sempre è la storica roccaforte della specie, da dove non è mai scomparsa, di fatti, le regioni Abruzzo, Campania, Basilicata e Calabria, hanno rappresentato il baluardo della salvezza per la specie in Italia, nessun Lupo, invece, nell’Italia insulare. Un altro studio, nei cinque anni precedenti (2006-2011), parlava di meno di 1000 lupi, in dettaglio, un numero compreso tra i 600-800 esemplari, con un trend nettamente positivo, rispetto ai circa 100 esemplari degli anni ’70, quando la specie stava per estinguersi, con i lupi, concentrati, tra i Monti Sibillini (limite settentrionale) e la Sila (limite meridionale). Nel 2015, durante i lavori di un importante convegno nazionale, è stata divulgata la notizia che i lupi italiani, sarebbero tra i 1600 e i 1900 individui. Continuando a snocciolare i numeri, c’è un dato molto triste che emergerebbe, infatti, in Italia, si stima, che ancora oggi siano uccisi illegalmente, fino a 300 lupi l’anno, una vergognosa mattanza, priva di alcuna giustificazione! Le lamentele più grosse, è un dato di fatto, provengono dal mondo della pastorizia. Non tutta la verità però è detta, ad esempio, nella mia zona, molti pastori (ovviamente non tutti), sono soliti ispezionare i pascoli, comodamente seduti a bordo di lussuosi fuoristrada, nulla di male certo, ma non si scomodano più di tanto, se poi le greggi vanno ovunque, senza alcun controllo! Danni alle proprietà private e incidenti stradali non sono roba rara purtroppo, non dimenticando che in Calabria, vi è anche il grave fenomeno del pascolo abusivo, che spesso miete altrettante vittime umane! Durante le transumanze, molti cani posti a guardia del bestiame, sono letteralmente abbandonati in montagna, immaginate voi il resto. Vorrei capire e/o sapere quanti di questi cani, siano iscritti regolarmente all’anagrafe canina e quanti di essi abbiano il prescritto microchip, è mai stato attuato un controllo a tappeto presso tutti gli allevamenti, per verificare se su quest’aspetto non vi siano state violazioni? A Roma, risulterebbe che, da ben venticinque anni che è in vigore, la legge quadro sulla prevenzione del randagismo (L. 281/1991), sia stata ampiamente disattesa, con il fenomeno dei “cani vaganti” e spesso rinselvatichiti (questi ultimi non hanno alcuna paura dell’uomo) ormai fuori di ogni controllo! Tempo fa, un pastore mi confessò che i cani di un collega, lasciati digiuni a causa di una nevicata, avevano sbranato tutte le capre, chissà se poi la colpa è stata addossata sui lupi! Il pascolo brado e semibrado esiste dagli albori, come l’alpeggio del resto, verissimo, ma non dobbiamo dimenticare che ci sono molti sistemi di controllo che oggi possono essere messi in campo e che sono stati attuati da molti pastori sensibili (per fortuna c’è ne sono tanti) con risultati positivi (recinzioni elettrificate o cani da pastore addestrati). Sempre restando in tema e in Calabria, un altro esempio di cattiva fama, è quello accaduto qualche anno addietro, quando, una legge regionale, consentiva, il risarcimento dei capi di bestiame persi a causa proprio del Lupo; qualcuno, a un certo punto, si accorse che i lupi in Calabria erano poche decine di esemplari, eppure i capi di bestiame grosso e minuto denunciati come morti a seguito di attacchi da Lupo o canidi, erano stati a migliaia in un breve periodo! Un’inchiesta della magistratura contabile, evidenziò subito, l’immensa discrepanza, oggi quella legge non risarcisce più, e non certo a causa del Canis lupus, visto che per l’ennesima volta, l’uomo, ha dimostrato di essere il vero protagonista della truffa! Vorrei ricordare un singolare caso, il primo in Italia, portato alla luce grazie alla bravura dei poliziotti della Polizia Provinciale di Genova, quando, da una collana di denti di lupi, portata addosso da un pastore, grazie al DNA, si riuscì a scoprire che per realizzare quel macabro accessorio, c’erano voluti ben sei lupi, tre maschi e tre femmine, di cui due, trovati morti ammazzati nel genovese, nel 2007. Le indagini scoprirono presto, che il serial killer dei lupi, era dedito al bracconaggio. L’uomo, in seguito condannato, era stato beneficiario d’indennizzi da parte della provincia, per la predazione di pecore di sua proprietà! Il mondo venatorio, invece, dovrebbe vedere nel Lupo un alleato naturale verso animali fuori controllo come i cinghiali, del resto, il vero cacciatore non è l’uomo, giacché ci sono i predatori che costituiscono un ruolo ecologico fondamentale, e non hanno bisogno di alcun porto d’armi! Nell’estremo Meridione, dal Pollino, passando per la Sila e fino all’Aspromonte, i lupi sono ancora barbaramente uccisi. C’è un nemico silenzioso che miete illustri abitanti della foresta, oppure più semplicemente poveri animali come le volpi o le faine, ammazza senza far rumore, lontano dagli occhi indiscreti, ecco perché, il pericolo numero uno è il veleno! A questa grave minaccia si aggiungono i colpi di fucile, i lacci e le trappole, molto più raramente qualche incidente stradale, come avvenne qualche anno addietro a San Nicola (Serra Pedace), ma gli episodi, in Sila, sarebbero fermi a tre, almeno negli ultimi sedici anni. I rischi concreti, non finiscono qui, c’è soprattutto l’ibridazione con i cani rinselvatichiti, che rappresenta un non indifferente problema, sia per la purezza genetica della specie sia per il sempre difficile rapporto con l’uomo, come già detto, il cane non ha paura dell’uomo, il Lupo sì e pure tanto! Ritornando alla Sila, la montagna dei lupi per antonomasia, da epoche immemorabili rifugio per la specie, soprattutto quando il buio era calato su quest’affascinante predatore. Per anni sono andato nelle mille contrade di questo splendido altipiano, il più vasto d’Europa, con l’intento di cercare di capire questo fenomeno, per anni ho cercato i lupi vivi o morti, spesso occorrevano molti giorni, per verificare una segnalazione attendibile! Ancora oggi, giungono notizie in parte veritiere, su lupi uccisi un po’ ovunque, la Sila è grande, tre province e decine di comuni, aree impenetrabili rese ancor più ostili dall’omertà che ruota attorno a questa come alle altre problematiche legate alla difficile convivenza tra uomo e natura! Nel 2006 sembrava uno scherzo, c’era invece un grande Lupo maschio, morto a due passi dalla strada che porta a Lorica, nel cuore del Parco Nazionale della Sila. Assieme al Corpo Forestale di San Giovanni in Fiore, riuscimmo a trovare la carcassa del povero animale, dopo ore d’interminabili ricerche tra le chiazze di neve. Il povero Lupo, giaceva tristemente morto, la carcassa, oggi è conservata e visibile presso il Museo del Centro Natura del Parco Nazionale della Sila con sede al Cupone sulle rive del lago Cecita; era un animale straordinario, ucciso probabilmente da quei pezzi di carne rinvenuti nelle vicinanze, ancora una volta lo spettro del veleno, ne seguì la denuncia all’autorità giudiziaria, il Lupo è una specie particolarmente protetta dalla Legge, lo è diventata negli anni ’70, dopo la grande persecuzione, grazie soprattutto alle campagne del WWF Italia, che con l’”operazione San Francesco”, lanciò il grido d’allarme per un’accorata tutela del Canis lupus. Ricordo che per una settimana intera, girai sul Montenero, una delle aree più selvagge della Sila, ero in cerca di due lupi morti ed impiccati che qualcuno sembrava avesse visto mentre era intento alla ricerca di funghi, ritrovai solo una sospetta scia di sangue, poiché qualcuno accortosi della mia presenza, aveva fatto sparire prima del mio arrivo le carcasse degli animali uccisi! Un freddo pomeriggio di alcuni anni fa, ritrovai sul versante orientale della Sila, un cumulo di carne e pellame abbandonato nel bosco, una zona ad almeno venti chilometri dalla casa più vicina, d’inverno poi, la segnalai subito al comando forestale competente nella zona. A Campo di Manna, nel comune di San Giovanni in Fiore, un cacciatore mi disse di aver notato un grande cane morto. Riuscì a trovare la carcassa solo alcuni giorni dopo, si trattava di una grande lupa femmina, di cui non restava che il pelo e parte dello scheletro giacché le volpi e i cinghiali avevano fatto il resto. A più di cento metri ritrovammo il cranio integro; un campione di pelo e il cranio furono prelevati sul posto da alcuni esperti con la collaborazione del Centro Recupero Animali Selvatici di Rende (Cs), solo alcuni giorni dopo mi confermarono che di vero Lupo si trattava; la carcassa quando venne vista integra, non aveva fori o segni di violenza, per cui un altro caso sospetto di presunto avvelenamento! Sulla Sila Piccola diversi anni fa accadde una vera mattanza, otto lupi uccisi in un unico evento, ci fu tanto clamore per la notizia ma poi tutto come prima o peggio di prima. Il grido del Lupo assassino, un atavico odio che dura da epoche antichissime, l’uomo padrone contrapposto al selvaggio animale da sempre dipinto come orribile e famelico: leggende nostrane raccontano che sulla Sila crotonese, agli inizi del ‘900, una mamma lasciò la figlioletta ancora in fasce, da sola e ai bordi di un fiume, al ritorno non trovò più la piccola, che fu ritrovata sbranata, in seguito; si racconta che iniziò una caccia spietata, perché colpevole di quella sventura poteva essere solo lui, il Lupo! Nessun testimone, nessuna traccia o segno certo che fosse stato il povero mammifero, eppure di questi casi, la storia popolare è pregna. Una delle vittime più illustri dei lupi della Sila, fu quel Milone di Crotone, grande atleta della Magna Grecia, che fidandosi delle sue capacità fisiche, cercò di aprire un ceppo di legno con la sola forza delle mani, rimanendovi intrappolato, leggenda narra che fu sbranato dalle fiere proprio dai famelici lupi, una bella favola! Peccato che nella realtà non vi è alcun caso realmente e chiaramente documentato qui da noi, chi scrive è stato testimone di più incontri tra lupi e umani, d’inverno come d’estate, eppure se ne sono sempre andati per la loro strada, anche quando erano in branco! A San Giovanni in Fiore, nel dopoguerra, il “luparo” era una figura nota e quasi venerata dalle genti di montagna, quest’uomo andava a caccia di lupi, quando ne uccideva uno, si faceva festa, lo portava ben in vista con un corteo per le vie della cittadina silana e, per il fiero gesto, riceveva in cambio tanti doni e regali da parte della popolazione, in segno della più grande imbecillità umana! Tanti anni fa, sempre in alcuni paesi interni della Sila, ai bambini che nascevano la notte tra il 24 e il 25 dicembre, si doveva fare uno speciale rito, altrimenti sarebbero diventati lupi mannari! Il Lupo della Sila è stato reso celebre da film e da blasoni di società sportive ma ahimè da sempre è l’emblema dell’odio. La favola di Cappuccetto rosso è un triste stravolgimento della realtà, per ogni Lupo del mondo. Moltissimo ha fatto il vecchio Parco Nazionale della Calabria (ora della Sila) che sul Lupo ha investito parecchio, dal principale motivo d’istituzione dell’area protetta, al logo del parco, al ripopolamento di prede (Capriolo e Cervo) al fine di ricostruire la catena alimentare e facilitare perciò la radicazione del Lupo, a finire ad alcuni cartelli che recitavano “Il Lupo è cattivo solo nelle favole”. Sfatiamo un’altra leggenda popolare, ancora oggi in auge, nessun Lupo è stato reintrodotto né in Calabria né in Italia, gli unici esemplari liberati erano animali ritrovati feriti e, per questo curati e ridonati alla libertà! Il Lupo è un animale protetto dalla legge, un selvatico fantastico, innocuo, da proteggere per il nostro delicato ecosistema e per le generazioni future, è nostro dovere infondere la cultura del rispetto verso ciò che rappresenta la massima espressione di libertà, di naturalità e di vita. Il vero padrone dei boschi è lui, il re Lupo, che adesso vogliono nuovamente scacciare dal suo regno, chi siamo noi, per fare tutto questo?

Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it

Articolo già pubblicato e tratto da MeteoWeb.eu (dov’è presente la gallery completa, con le foto del Lupo) – CLICCA QUI –