L’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, indagato dalla Procura di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Lande Desolate” è stato assolto all’accusa di corruzione e abuso d’ufficio dal Gup del Tribunale del capoluogo calabrese, Giulio De Gregorio. La Procura aveva chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione.   

Nel dicembre del 2018, l’ex governatore era stato sottoposto all’obbligo di dimora a san Giovanni in Fiore (Cs), suo Comune di residenza. La misura, confermata dal Tribunale della Libertà di Catanzaro, fu annullata dalla Corte di Cassazione. Al centro dell’inchiesta presunte irregolarità nella realizzazione di tre opere pubbliche, tutte a Cosenza: l’aviosupercie di Scalea, gli impianti di risalita di Lorica e piazza Bilotti. Le prime due non sono state ancora completate.

Con Oliverio, erano indagati l’ex consigliere regionale Nicola Adamo e la parlamentare Enza Bruno Bossio – entrambi, come l’ex governatore, del Pd – accusati di aver ritardato i lavori di Piazza Bilotti per mettere in difficoltà il sindaco di centrodestra, Mario Occhiuto. Con l’assoluzione di Oliverio nel rito abbreviato sono caduti  anche i capi d’imputazione nei loro confronti. Adamo e Bruno Bossio avevano scelto il rito ordinario diversamente da Oliverio. Per entrambi è stata emessa dal Gup la sentenza di non luogo a procedere. Per altre 14 persone il magistrato ha disposto invece il rinvio a giudizio.

«È una sentenza netta, chiara. La giustizia finalmente è arrivata, in ritardo ma è arrivata. Sono stati due anni di gogna mediatica, nei miei confronti”, ha commentato Oliverio. “Il solo pensiero che i calabresi, a partire da quelli che avevano riposto in me fiducia, potessero essere indotti a credere che il loro presidente avesse tradito la loro fiducia ed approfittato del ruolo che gli avevano conferito sono stati la più grave ferita e il più grande e insopportabile tormento della mia vita. Sono felice per i miei figli, per i miei cari, ma anche per i calabresi”, ha aggiunto.