Carmine Abate a San Giovanni in Fiore ha incontrato gli studenti dei licei per la presentazione della sua ultima opera “Il cercatore di luce”, edito da Mondadori.

Accanto all’autore la dirigente scolastica, Angela Audia, l’assessore comunale alla Cultura, Antonello Martino e la presentazione del prof. Giovanni Iaquinta, docente della scuola. Ha coordinato Domenico Marino e gli intermezzi musicali a cura del gruppo, Kalacunta. Poi ampio dibattito con gli alunni dell’Istituto che hanno tempestato di domande lo scrittore.

Abate ha presentato il libro, facendo emergere uno spaccato della Calabria, da cui è partito all’età di 16 anni per vivere una parte della sua vita in Trentino e in Germania, dove è nata la moglie.

“Il cercatore di luce” è stato presentato a San Giovanni in Fiore, presso il salone Futura Park, perché nel libro si parla della città di Gioacchino “dove vivono le donne più belle della Calabria” con i paesaggi della Sila e dei suoi laghi, con intermezzi di storia, come quella dell’agosto del 1921, quando vengono ammazzate dai gendarmi fascisti 7 persone di San Giovanni in Fiore, ree di aver protestato per l’aumento del pane. Dalla nonna Moma, originaria del grosso centro silano, Carlo (il protagonista) apprende le notizie della Calabria. Storia che si ispira al pittore Giovanni Segantini.

Poi la raffica delle domande dei ragazzi e dalle risposte dell’autore si capisce il legame, che ha con la sua terra, Carfizzi e il suo dialetto. Sviscera fatti, sconosciuti ai più: come la sua “data per certa morte all’età di 6 anni” e di come scopre la lettura dei libri, solo per caso all’età di 16 anni. Come riesce ad integrarsi con i paesi, dove ha vissuto. Ultimo consiglio ai ragazzi: “Quando avrete la libertà di scegliere se restare o partire, allora la Calabria diventerà una terra “normale”. Poi un ex alunno della scuola, Luca Angotti,  oggi orafo affermato regala allo scrittore una raffigurazione di Gioacchino da Fiore.