Ai giorni nostri, nella mediocrità di questo mondo, spesso, non ci accorgiamo di alcuni gesti profondi che, dovrebbero essere da insegnamento per chiunque. Basterebbe solo osservare, chi accudisce agli animali nel modo più spensierato e incondizionato che esiste, per comprendere che, come razza umana, talvolta, siamo in grado di fare anche delle cose nobilissime. Se ognuno di noi, seguisse con il proprio spirito, la via maestra del rispetto per ogni creatura presente su questa Terra, anche solo una formica, dalla massa considerata erroneamente, come insignificante e banale, oggi non ci ritroveremmo, nel degrado sociale, economico e culturale che la civiltà moderna sta attraversando e dove, la via d’uscita a questo triste stato di cose, sembra non avere ancora una luce. Come la potenza della natura può smuovere montagne e creare arcobaleni, così la potenza degli esseri umani è altrettanto illimitata. Ogni giorno, noi siamo liberi di cambiare la nostra vita. Infatti quando trattiamo con cura e rispettiamo gli animali, stiamo donando al mondo la pace” (Ruby Roth). Oggi, afflitti da guerre di ogni genere, ingiustizie e innumerevoli cattiverie, forse più che mai, con estremo piacere, racconterò di una storia come tante, dove, i protagonisti sono le persone, quelle dall’animo buono, s’intende; una storia d’amore per un indifeso animale, vittima dell’indifferenza prima ancora che della malvagità umana. Succede a San Giovanni in Fiore (Cosenza), dove, un gatto di nome Gerry, randagio come le altre centinaia che popolano la cittadina silana, a un certo punto, viene trovato agonizzante da Giuseppe, un uomo mite, ricco di semplicità, quella virtù non comune, che si materializza, manco a farlo apposta, nei rapporti con le persone ma soprattutto verso gli indifesi animali di strada. Gerry ha una bruttissima frattura scomposta, si trascina rovinosamente, si lamenta e cerca disperato aiuto. Il povero micio ha la bava alla bocca e le sue sofferenze attirano anche i più distratti. Non passano che pochi istanti, ecco che finalmente intervengono, una signora e una giovane ragazza, entrambe non hanno voluto che si facesse il loro nome, la loro missione non ha bisogno di pubblicità o di encomi, del resto, sono le uniche che accudiscono i gatti in un popoloso quartiere della città; sotto la pioggia, la neve o il sole, la loro è una presenza silenziosa quanto grande è certamente il loro essere. Vista la situazione, si susseguono decine e decine di chiamate, s’interpellano le più svariate autorità, ma nel modo più vergognoso che si potesse immaginare, non agisce proprio nessuno, in questa società che di evoluto non ha proprio nulla! Neppure uno, ha avuto il buon senso di giungere su una strada pubblica, per soccorrere un animale randagio, che ha solo avuto la sfortuna di essere un gatto! Scandaloso, ad esempio, che mentre per i cani feriti, anche se con notevoli difficoltà, qualcuno alla fine, poi interviene, per i gatti, non essendoci una struttura dedicata e/o convenzionata, praticamente, non è dato sapere che fine devono fare, almeno quaggiù. Morire nell’indifferenza più totale, di persone e istituzioni, come se ciò fosse normale, tanto, stanno chiudendo gli ospedali, qualcuno potrà dire, possiamo pensare pure ai gatti? Che si arrangiassero e, se sono maltrattati o investiti da una macchina, pazienza, questo è il valore che diamo alla vita, noi pseudo esseri dotati di ragione! In questo falso mondo, rappresentato da innumerevoli persone prive di significato, di pseudo cultori del nulla, di bigotti e pressapochisti, c’era da aspettarsi tutto questo. Quale progresso morale e quale grandezza di civiltà, può vantarsi una società che consente queste inciviltà? Se Gandhi, fosse ancora in vita e sapesse tutto ciò, non avrebbe certamente esitazione, nel bocciare senza appello, la nostra città, la nostra regione, la nostra nazione, il nostro continente e il mondo intero, che acconsente, la disuguaglianza tra umani e animali e spesso, come in questo caso, anche quella tra animali stessi! Ci sono voluti ben cinquanta giorni d’immani sacrifici, rappresentati dal trovare un posto calmo e riparato, dove poter far trascorrere la convalescenza, in tutta serenità; sono occorse diverse visite mediche a pagamento e più medicine; giorni di lavoro persi, ma soprattutto, c’è voluto un immenso e sconfinato amore per queste creature indifese, al fine di poter dare la speranza al povero gatto, condannato suo malgrado, alla morte più brutta, quella tra la più totale indifferenza di noi altri! Un giorno non lontano, l’umanità, forse, si renderà conto dei tanti errori che quotidianamente commette, con la speranza che non sia troppo tardi. Chi dedica l’esistenza per gli altri, persone o animali non c’è differenza, merita il più totale rispetto. Da una piccola storia di periferia come questa, c’è solo un grande insegnamento da comprendere: la felicità di una persona, si può trovare pure, stando solo accanto ad un animale, non importa di che razza sia o che storia porti dietro, se trovato in mezzo una strada, se ferito o se tristemente abbandonato, ciò che conta è condividerne assieme le gioie e i dolori, apprezzarne i più profondi sentimenti, che spesso, nemmeno le parole, possono spiegarne il vero significato. L’insana frenesia di questa vita, non può offuscare la vera nostra natura, anche noi, siamo degli animali, dovremmo ricordarcelo più spesso. Per le persone più deboli un sorriso, per gli animali una carezza, questo è il migliore augurio per un Natale davvero di pace e amore!

Gianluca Congi ©  – Da “GeaPress – L’intervento”