Straripamento del fiume Arvo - ph Gianluca Congi

Straripamento del fiume Arvo – ph Gianluca Congi

Nel lontano 1904, uno dei più grandi meridionalisti di sempre, Giustino Fortunato, definì la nostra regione come “uno sfasciume pendulo sul mare”. Questa locuzione, ancora oggi, purtroppo descrive molto bene l’assetto idrogeologico della Calabria. Dopo ben 112 anni, ogni qualvolta vi siano delle consistenti precipitazioni atmosferiche, siamo costretti a piangere vittime umane e, disastri che segnano come cicatrici indelebili, il paesaggio calabrese ma anche le anime e i cuori dell’ignara (ma non sempre) popolazione. La penisola calabra è rappresentata al 91% da territorio collinare-montano, solo il restante 9% è coperto a pianure e aree pianeggianti. L’orografia della regione è abbastanza complessa, basti pensare ai monti che sfiorano i 2000 metri e che guardano, con brevi distanze, i due mari che circondano per tre parti, questa splendida terra, funestata, sempre più dalla mano nera dell’uomo. La Calabria è una delle regioni a più alto rischio idrogeologico, senza dimenticare l’elevata pericolosità sismica. Nonostante gli innumerevoli campanelli d’allarme, rappresentati dalla particolare posizione geografica, dalle spettrali fiumare (secche d’estate e in violenta attività alle prime cospicue piogge), dalla fragilità dei versanti, dal gravissimo fenomeno degli incendi boschivi, dal vergognoso abusivismo edilizio e dalla cattiva gestione del territorio, non c’è stagione ormai, che non rappresenti il vero volto della tragedia. Alle puntuali catastrofi, a dir poco annunciate, inutilmente poi, si cercano le colpe. Oggi, per tanti autorevoli umani, le responsabilità sarebbero da attribuire allo stravolgimento climatico, ammesso che ciò sia anche in parte verità, vien spontaneo da chiedersi, se sia solo opera di Madre Natura! Per altri grandi geni del sapere, si è costruito in luoghi, dove non si doveva; in seguito, immancabilmente, vai a scoprire che, alle opere abusive, permesse e, addirittura condonate, si sono aggiunti gli scandalosi “tombamenti” di torrenti e canali, dove sopra, hanno costruito interi quartieri, strade e finanche aeroporti. Assurdo pensare, che un fiume con una sezione di decine di metri, possa essere ridotto a qualche metro di spazio e per giunta rinchiuso in una scatola di cemento armato! Una riflessione finale, nel 1939 il Re Vittorio Emanuele “per grazia di Dio e volontà della nazione”, proclamò la legge n. 1497 sulla protezione delle bellezze naturali. Nel 1985, dopo quasi 50 anni, al culmine di una massiccia cementificazione selvaggia, veniva finalmente approvata la cosiddetta “Legge Galasso”, mirata alla tutela dei beni ambientali e paesaggistici del Paese. Nel provvedimento normativo citato, si stabilivano in 150 metri dai fiumi e in 300 metri dai mari e dai laghi, i relativi vincoli di protezione. Ai giorni nostri, con il D.lgs. n. 42/2004 sono sottoposti a vincolo i medesimi beni ambientali; eppure mi dovete rispondere alla seguente domanda: in quanti e in quali fiumi vi è il rispetto di una fascia di almeno 150 metri e, in quante e in quali coste non vi siano opere umane a non meno di 300 metri dal mare? Deroghe, autorizzazioni e condoni, hanno di fatto favorito tutto quello che capita di vedere con i vostri occhi, inutile poi piangere sul bagnato! Non basterà nemmeno abbattere le opere abusive, quando ve ne sono tante altre che sorgono condonate a pochi metri appena. Se in molti luoghi della montagna calabra, per fortuna, queste calamità sono ancora lontane, nonostante le sempre più frequenti avversità meteorologiche, ringraziate il Creatore prima di ogni cosa, con la sua opera, ci ha donato di un saldo suolo, di lussureggianti boschi e foreste, di pendenze e di ampie valli che circondano i fiumi. Nelle pianure invece lo scenario muta rovinosamente, in molte di queste aree la furia del maltempo, grazie all’essenziale assist della distruzione umana, genera i danni più gravi. Ci sono migliaia di opere quasi dentro i letti dei fiumi, ai piedi di fragili costoni, nelle zone alluvionali o là dove, non si è tenuto minimamente conto di chi c’era prima di noi: la natura! I nostri cari antenati, illuminati dal profondo riguardo che nutrivano per questi luoghi e, senza nessuno degli odierni e moderni strumenti, scelsero i posti giusti per edificarvi i primi manufatti, oggi ahimè trasformati in grigi grovigli urbani, spesso privi del basilare rispetto per l’ambiente. La Calabria è una terra meravigliosa ma andrebbe necessariamente spogliata di tutte quelle orribili costruzioni, che deturpano senza logica alcuna, un superbo territorio, che abbiamo solo l’obbligo di conservare e rispettare seriamente, senza chiacchere ma con fatti concreti!
Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it

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