Nella recitazione del grande attore la poesia diviene vita
Lucia Lucente
Nell’ ambito della lunga e nutrita “estate florense”, in cui si sono sapientemente mescolate arte, cultura e bellezza ed , in particolare, dell’ iniziativa “ Transumanze”, la serata del 7 Settembre è stata contrassegnata dalla presenza di una delle figure più eminenti del panorama artistico contemporaneo: Giancarlo Giannini. Attore, regista, doppiatore e progettista tecnico, Giannini ha attraversato decenni di storia del cinema e teatro italiano e internazionale, imprimendo, in ogni sua performance, un segno indelebile di genialità e maestria. La sua voce, così calda e profonda, ha fatto vibrare le corde più intime del cuore, come un filo di seta, che si insinua tra le pieghe dell’anima, accarezzandole.
Vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso “Prix d’interprétation masculine”al Festival di Cannes nel 1973 per “Film d’amore e d’anarchia” e una storica candidatura all’Oscar nel 1977 per la sua struggente interpretazione in “Pasqualino Settebellezze”, entrambi diretti dall’inimitabile Lina Wertmüller, Giannini incarna l’essenza dell’arte nelle sue molteplici forme. La sua carriera è costellata di numerosissimi premi, dai sei “David di Donatello” ai sei “Nastri d’Argento”, passando per i cinque “Globi d’Oro”e tantissimi riconoscimenti come doppiatore. Cio’ che, forse, meno si conosce, è il suo spirito eclettico e curioso, che lo ha spinto verso la progettazione tecnica, frutto della passione giovanile per l’elettronica. Non sorprende, dunque, che una delle sue invenzioni abbia trovato spazio persino nel cinema americano, come il celebre giubbotto, pieno di gadget , indossato da Robin Williams in “Toys” di Barry Levinson.
In un “Largo Peppino Impastato”, gremito di un pubblico estasiato, Giannini ha dato nuova vita ai versi dei grandi poeti, recitando con quella voce che pare intinta nella melodia stessa della poesia, capace di trasmettere ogni sfumatura di sentimento, ogni vibrazione dell’anima. I versi, che inneggiano alla bellezza eterna della figura femminile, hanno raggiunto l’apice con la recitazione della celeberrima “Tanto gentile e tanto onesta pare” di Dante Alighieri, un tributo immortale alla donna angelicata, simbolo di purezza e grazia. La sua interpretazione, così profonda e sentita, in cui le parole danzavano leggere, come petali sospinti dal vento settembrino, ha inebriato tutti i presenti.
L’aria tiepida, che conserva ancora il tepore di un’estate calda e lunga, si è mescolata con i versi recitati, diffondendo un’atmosfera di dolcezza, che ha avvolto il pubblico in un abbraccio delicato , quasi impercettibile, ma intenso. Ogni parola di Giannini risuonava come una nota vibrante, capace di risvegliare nell’ascoltatore il senso più puro del bello, quello che trascende il tempo e lo spazio, che parla direttamente al cuore e all’anima.
E così, nell’incontro tra poesia e vita, tra arte e tecnica, Giancarlo Giannini si è riconfermato come un gigante del nostro tempo, un custode della bellezza in tutte le sue forme. Il suo percorso, costellato di successi e innovazioni, non è solo il riflesso di un’eccezionale carriera artistica, ma anche il frutto di un animo sensibile e curioso, capace di guardare oltre l’orizzonte del consueto, per esplorare nuovi territori creativi.
Il tributo alla donna, alla sua grazia e alla sua nobiltà d’animo, risuona come un canto antico, che Giannini ha saputo riproporre con un’energia nuova e vibrante. In questa sera di Settembre, la poesia si è fatta vita e la voce di Giannini, calda e suadente, ha cullato il pubblico in un sogno di bellezza, che, certamente, rimarrà impresso nel cuore di chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo.