Che guida cerchiamo, di fronte al vuoto lasciato da un padre?

di Marco Piccolo, psicologo Cosenza

 

La morte di un Papa, soprattutto in tempi di grande incertezza culturale come i nostri, è sempre un evento simbolico.

In ogni Papa si proietta, a livello simbolico, la figura del padre. Un padre spirituale, certo, ma anche un’autorità morale, una guida, qualcuno che — nel bene o nel male — rappresenta qualcosa di più grande di noi.

 

La sua morte non interessa solo i credenti, ma riguarda le dinamiche collettive, affettive e identitarie che si muovono nel profondo della società. Basti pensare all’impatto simbolico dell’immagine di lui che prega da solo, sotto la pioggia, in una piazza San Pietro vuota durante il Covid.

 

Come psicologo clinico, vedo quanto il bisogno di un padre — ovvero di guida, di senso, di coerenza — sia forte dentro ognuno. Ma accanto a questo bisogno, permane anche — come ci ha insegnato Freud — il desiderio edipico di “uccidere il padre”, di metterne in discussione l’autorità, di abbatterne il peso simbolico.

Forse anche per questo il pontificato di Papa Francesco ha generato sentimenti tanto polarizzati: per alcuni è stato liberante, per altri destabilizzante, per molti entrambi.

 

Quando le funzioni simboliche si fanno deboli o contraddittorie, il prezzo è sempre alto: la disgregazione del legame sociale, la confusione nei valori, il senso di vuoto. Forse è anche per questo che, negli ultimi anni, abbiamo assistito a un crescente disinteresse verso le istituzioni spirituali, non solo in termini di fede, ma anche di fiducia.

 

La morte di Papa Francesco lascia oggi uno spazio vuoto.

E con esso una domanda essenziale, come persone e come comunità: abbiamo ancora bisogno di figure che indichino una direzione? E se sì, che caratteristiche devono avere per essere davvero autorevoli, e non solo mediaticamente visibili?

 

Forse non abbiamo bisogno di una guida che semplifichi o rassicuri, ma di qualcuno che ci richiami alla responsabilità del nostro desiderio, alla profondità della coscienza, al coraggio di abitare il mistero. E, soprattutto, alla serietà di una responsabilità etica che ci aiuti a vivere con più verità la nostra libertà.

 

Dott. Marco Piccolo, psicologo Cosenza