La sera del 13 gennaio ci ha lasciati Franco Piperno, sotto una notte illuminata da una splendida
luna e da una superba Venere, quasi a rendere omaggio a chi ha saputo immaginare un nuovo
assalto al cielo.
Uomo di straordinario intelletto e di visione, Piperno ha intrecciato teoria e prassi in una vita
interamente dedicata all’impegno. Protagonista del ’68 italiano, non ha mai abbandonato la scena
politica e culturale del nostro Paese.
Appassionato delle storie del cielo e delle sue cosmogonie, ha osservato con pari attenzione i
cambiamenti politici e sociali che hanno plasmato l’Italia, rivendicando con fermezza “tutto ciò che
era possibile rivendicare” – un concetto che riecheggia lo slogan di quegli anni. Questo spirito si
riflette nel titolo del celebre libro di Nanni Balestrini, Vogliamo tutto, edito da Feltrinelli nel 1971,
che racconta il ’68 italiano. “Sulle barricate c’erano delle bandiere rosse e su una c’era un cartello
con su scritto: Cosa vogliamo? Vogliamo tutto”, scrive Balestrini, amico e compagno di Franco
Piperno.
Gli anni della giovane militanza di Piperno sono stati segnati dai movimenti studenteschi e da una
sinistra radicale che vedeva nella lotta di classe l’unica via per raggiungere quell’assalto al cielo,
che non era solo un’utopia, ma una possibilità concreta. Per lui, il comunismo rappresentato dalle
bandiere rosse non era semplicemente un’ideologia, ma una “attitudine umana”. Secondo Piperno,
“il comunista agisce nel contesto in cui il destino l’ha gettato”.
E così ha sempre fatto, dalle sue lotte giovanili agli anni dell’esilio forzato, fino alle esperienze
comunali. Ha immaginato e sperimentato forme di autonomia dal basso, trasformando il concetto
stesso di cittadinanza in una pratica vicina al municipalismo e alle comunità locali. Questa
autonomia si ispirava a quella dei lupi, animali che Franco amava profondamente e di cui allevò
alcuni esemplari ad Arcavacata, luogo simbolo del suo impegno e della sua visione. E proprio come
un “lupo”, Franco Piperno è stato un personaggio controverso: amato e odiato, ma mai ignorato.
La sua scomparsa ci lascia orfani, ma, come direbbe un uomo di scienza, nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma.
Siamo più soli, è vero, ma conserviamo la forza di ciò che è stato e, seguendo il suo “cattivo
insegnamento”, immaginiamo la trasformazione del mondo in qualcosa di più giusto. Perché, nella
sua visione, trasformazione e rivoluzione non erano poi così distanti.
Le compagne e i compagni del circolo Gullo-Mazzotta del PRC-SE Cosenza