Il testo propone un’ analisi dettagliata e partecipata della violenza di genere
Lucia Lucente


Nell’ ambito dell’ iniziativa “Cultura in Fiore,
Letture Florensi”, Venerdì 29 Novembre 2024,
presso la Biblioteca Comunale-“Palazzo De Marco”, Nicodemo Vitetta ha presentato il suo libro “Come Rose nella Roccia”, un testo esaustivo e commovente sulla violenza di genere. Presenti, oltre all’ autore, l’ assessore alle politiche sociali, Claudia Loria e, in qualità di moderatori, Antonio Mancina e Rosanna Guarascio.
Ci sono piaghe, che attraversano le epoche, dolorose cicatrici, che l’umanità porta con sé, come segni di un passato, mai del tutto sepolto. La violenza contro le donne è una di queste, un’ombra oscura, che continua a proiettarsi sulle nostre società, un grido soffocato che, ancora oggi, cerca ascolto.
L’opera di Nicodemo Vitetta non si limita a svelare questa tragedia; la illumina con il rigore dell’analisi, la forza delle testimonianze e l’urgenza di un cambiamento collettivo.
Come un albero secolare, che affonda le sue radici nel terreno arido dell’ingiustizia, la violenza contro le donne germina da disuguaglianze antiche, nutrite da stereotipi, convenzioni e silenzi. L’ autore ci guida in questo labirinto di cause, mostrandoci come la società, spesso inconsapevolmente, perpetui un sistema, che giustifica e tollera la sopraffazione.
La violenza non è mai un evento isolato. È un linguaggio, una struttura, un sistema, che si manifesta in svariate forme: il pugno che colpisce, la parola, che ferisce, il salario
che manca, lo sguardo che svaluta. E, come un’eco incessante, si ripete nelle case, nei luoghi di lavoro, nei tribunali, nei corridoi della politica.

L’autore, con precisione chirurgica, smonta le false credenze, che ne alimentano la perpetuazione: che sia “naturale”, che sia
“inevitabile”, che sia “provocata”.
Il cuore pulsante dell’opera sono le voci.
Voci di donne che hanno avuto il coraggio di raccontare, di mettere a nudo il dolore, ma anche la forza, che ne è scaturita.
Questi racconti non sono solo resoconti di sofferenza; sono testimonianze di resistenza, di una luce che, se pur fievole, brilla, nonostante tutto.
Ogni storia è una finestra aperta su un mondo, spesso, invisibile: la madre che lotta per proteggere i suoi figli, la ragazza che si rialza dopo l’umiliazione, la lavoratrice, che sfida un sistema, che la opprime. Vitetta raccoglie queste voci e ce le restituisce con rispetto e intensità, facendoci sentire, non spettatori, ma partecipi di una battaglia comune.
E non si limita a descrivere la realtà. Tra le pagine, emerge, con forza, un messaggio: è possibile cambiare. Non esiste una fatalità della violenza; esiste, invece, una responsabilità collettiva.
Egli dipinge un futuro possibile, proponendo idee e soluzioni:
a)l’ educazione come chiave del cambiamento, un percorso, che inizia dall’infanzia, insegnando il rispetto e l’uguaglianza come pilastri di una società sana;
b)la giustizia come strumento di protezione, non più solo come reazione al crimine, ma come barriera, che previene, tutela e ripara;
c)la solidarietà come forza trasformatrice, una rete di sostegno fatta di luoghi sicuri, di ascolto attento, di mani tese.
C’ è, poi, un appello rivolto agli uomini, perché il cambiamento non può essere lasciato alle donne soltanto. Gli uomini devono diventare parte attiva di questa rivoluzione culturale, riconoscendo I propri privilegi e lavorando, per abbattere i muri del patriarcato.
Leggendo le pagine del libro, ci si trova di fronte a una verità scomoda, ma necessaria: la violenza contro le donne non è solo un problema di “qualcun altro”: è una ferita collettiva, un’ingiustizia, che riguarda tutti.
C’è, però, un altro messaggio, altrettanto potente: il cambiamento è possibile. È una strada lunga, certo, irta di ostacoli e compromessi, ma ogni passo conta. Ogni parola detta, ogni gesto di solidarietà, ogni battaglia vinta accorcia la distanza, che ci separa da una società giusta.
Il libro di Nicodemo Vitetta è un’analisi, ma anche un manifesto, un canto di resistenza, un invito a guardare negli occhi la realtà e a impegnarsi, per trasformarla.
La fine della violenza sulle donne non è un’utopia: è una promessa, che dobbiamo mantenere per noi stessi e per le generazioni future.
Un plauso, infine, ad un autore, da sempre, impegnato nella difesa dei diritti civili, ma, soprattutto, ad uomo, che ha amato e rispettato una donna al di là del “ muro d’ ombra “ della morte!