Due interessanti eventi musicali, nell’ isola pedonale e nell’ abbazia florense, hanno segnato il passaggio di stagione.

Lucia Lucente

L’estate, con i suoi tramonti infuocati e le notti tiepide, si è dileguata in un baleno, lasciando spazio all’autunno che, con il suo manto di foglie dorate e le brezze leggere, avvolge l’animo in una dolce, struggente, malinconia. L’aria si riempie di quel sapore nostalgico che, anno dopo anno, accompagna il ritorno alla routine, al silenzio delle strade spopolate. Partiti gli studenti universitari, i turisti e gli emigrati, il quotidiano riprende il suo ritmo e, con esso, riaffiora quella sottile tristezza che, soprattutto, l’autunno sa regalare. Eppure,nella serata di ieri, un soffio di vita ha rianimato il cuore dell’isola pedonale, risvegliando l’ eco di un’estate che sembrava, ormai, lontana. Nell’ ambito dell’ iniziativa “ Transumanze”, presso “ Largo P. Impastato”della nostra città, le note appassionate e intime di Mariella Nava,  assieme alle melodie soavi di Sasà Calabrese, hanno conquistato il pubblico, avvolgendo ogni anima in un abbraccio musicale. Il ritmo frizzante della tromba di Luca Aquino, alternato alle armonie evocative di Salvatore Cauteruccio, hanno inebriato gli spettatori, come un ultimo bacio d’estate, prima del suo definitivo commiato.

È stato un concerto, che ha riacceso il ricordo di una stagione ricca di eventi e manifestazioni, come se nessuno volesse davvero lasciare andare quell’estate, ormai, al tramonto.

Oggi, nell’abbazia florense, il tempo sembra si sia fermato. Le ombre del crepuscolo si sono mescolate ai suoni vibranti del “Festival Antonio Vivaldi”, giunto alla VII edizione.

Le composizioni di Debussy, Ravel e Schubert eseguite al pianoforte, con maestria e passione, da Eloisa Cascio, sembra abbiano dipinto nell’aria i colori infiniti dell’autunno, con i suoi rossi accesi, i gialli morbidi e i bruni intensi, come un quadro che prende vita a ogni scivolamento delle dita sulla tastiera del pianoforte. È una musica che  fa rabbrividire, scuote, eleva. Ogni nota diventa un soffio d’aria, che penetra nella pelle, un ricordo antico, che riaffiora dalla memoria.In questo scenario, l’autunno non è solo una stagione di addii, ma una tela su cui dipingere emozioni nuove e profonde. Anche dall’ esterno, tra  la maestosità delle architetture abbaziali e un alito di vento, che trasporta il suono, si percepisce la sacralità del momento, un frammento di eternità che si scolpisce nel cuore. E così, con il passo silenzioso e il volto rivolto al cielo, ci lasciamo cullare da un autunno, che non è soltanto malinconia, ma anche rinascita e celebrazione dell’arte che, ancora una volta, sa scaldare l’animo, proprio come fa l’estate con il suo sole dorato.