Costernazione e dolore da parte di noi tutti
Lucia Lucente


Da un po’ di tempo, inquietanti ombre proiettano la loro luce fosca sulla nostra comunità, poiché la scure della “dama nera”, alcune volte per cause naturali, altre per incidenti devastanti, si abbatte sui giovani. Questo ha trasformato la nostra tranquilla realtà in un labirinto di dolore, in cui le cause della scomparsa sfuggono a ogni logica e spiegazione razionale.
Le morti, catalogate come naturali, creano un’ atmosfera di incertezza e sgomento tra noi. Famiglie straziate e amici sconcertati si ritrovano a condividere la stessa domanda: -Cosa ha portato via i nostri giovani così prematuramente e , soprattutto, come può un genitore rassegnarsi alla perdita di un figlio? I giovani virgulti, nati sul ceppo antico, hanno il sacrosanto diritto di rinverdire la vecchia pianta. E la mente non può non proiettarsi nel cosiddetto” terzo mondo”, dove questo accade quotidianamente e nei Paesi tormentati da endemiche guerre, in cui i bambini, teneri fiori, ancora in boccio, vengono recisi ,senza pietà, da mani irriverenti.
Solo chi vive lo strappo di una perdita prematura, può comprendere quanto questo sia straziante e come la rassegnazione sia realmente impossibile.
La frase “ la vita continua” non trova riscontro nella realtà, perché non è quanto si vive, ma come si vive a fare la differenza.
Chi sopravvive deve fare continuamente i conti con la lacerazione della perdita, con il senso di inadeguatezza di fronte all’ineluttabilità del Destino.
Tali sentimenti si accentuano nelle morti dovute ad incidenti sul lavoro e, soprattutto, stradali, in cui lo strappo è, sovente, violento e inaspettato.
I mazzi di fiori, sistemati lungo le nostre strade, le lampade votive sono l’ infausto tributo a quanti hanno lasciato prematuramente la vita terrena.
In questo, il triste primato spetta alla statale 106 ionica, non a caso definita “la strada della morte”, perché ivi gli incidenti e i decessi non si contano più.
Come porre rimedio a tutto ciò? Forse si dovrebbero modificare gli stili di vita, ridurre lo stress generato dal ritmo frenetico del mondo contemporaneo; intervenire sull’ agibilità stradale, in modo particolare sulla sopraccitata strada; tutelare , con leggi più garantiste, la sicurezza sui posti di lavoro; ricevere un’ assistenza sanitaria più consona alle necessità di un’ aerea geografica interna e montana… Si potrebbe e si dovrebbe, ma, al di sopra di tutto, sta il Fato, il folletto malefico, a indirizzare , da sempre, il nostro iter esistenziale!
A noi resta lo scorno di giovani vite spezzate in un paese, in cui la popolazione anziana è, sempre più, dominante.