Quel 34 per cento risanerebbe tante piaghe della nostra terra
Lucia Lucente
Giorno 7 Maggio, nei locali della biblioteca comunale di S. Giovanni in Fiore, si è svolto il quarto incontro, nell’ ambito dell’ iniziativa “ Cultura in Fiore-Letture Florensi” sul testo “34% La storia di una legge per il Sud -La questione meridionale a Bruxelles” di Rosella Cerra e Roberto Longo.
Presenti , oltre i due autori, il ch.mo prof Alessandro Mazzitelli dell’ Unical, che ha tenuto una interessante lectio sull’ argomento; l’assessore Antonello Martino che ha introdotto e concluso i lavori; il prof. Antonio Mancina, in veste di moderatore.
La riunione si è svolta in un piacevole clima di compartecipazione con il pubblico.
Il libro racconta la storia di un gruppo di persone che, dopo aver preso coscienza della versione distorta dell’Unità d’Italia, divulgata da storici e politici per oltre 150 anni, decide di intervenire, per migliorare le condizioni del Mezzogiorno. Non riuscendo a unificare il fronte meridionalista in un unico partito, a causa di divisioni interne, scelgono di rivolgersi a istituzioni internazionali, come l’Unione Europea, per ottenere supporto. Sono
narrati episodi, che hanno contribuito alla presa di coscienza degli autori, fin dai tempi del liceo e sono descritti il percorso di Marco Esposito e altri, nel fondare il movimento politico Unione Mediterranea nel 2013, con l’obiettivo di combattere le ingiustizie economiche subite dal Sud Italia. A scrivere la prefazione, è una ex parlamentare e ministro per il Sud, Barbara Lezzi, che evidenzia la persistente Questione meridionale in Italia. Inizia con un ricordo personale del 1978, quando, in occasione del rapimento e omicidio di Aldo Moro, il padre le spiegò la politica e i problemi del Sud. Nonostante i decenni trascorsi e le numerose iniziative, le problematiche del Meridione rimangono irrisolte, con disparità significative rispetto al Nord, in termini di sanità, lavoro, istruzione e infrastrutture.
La Lezzi critica sia la destra che la sinistra, per aver mantenuto il Sud in una condizione di bisogno, utile solo a fini elettorali. Evidenzia come i fondi europei siano spesso mal gestiti e usati per progetti elettorali di breve termine, anziché per iniziative strutturali di lungo periodo. Inoltre, denuncia che la clausola del 34% per gli investimenti al Sud, pur istituita nel 2018, non è mai stata realmente rispettata.
Sottolinea la necessità di un’opinione pubblica consapevole e attiva, per superare la rassegnazione diffusa tra i cittadini meridionali. Infine, accenna al Fondo sviluppo e coesione (FSC). Questo fondo, composto da trasferimenti nazionali e non europei, prevede che l’80% delle risorse sia speso al Sud, ma è fuori bilancio. I soldi, pertanto, sono assegnati solo per competenza e non per cassa. In realtà, non ci sono.
Nella prefazione, dunque, una sintesi delle argomentazioni portate avanti da Rosella Cerra e Roberto Longo, che hanno sciorinato, con competenza e dettagliatamente, la ormai ultracentenaria questione del Mezzogiorno d’ Italia, dal 1860 colonia nello Stato Italiano, depredato delle proprie ricchezze, umiliato da una propaganda, sovente, faziosa e irriverente, accusato di prediligere l’ assistenzialismo e di non spendere i fondi ad esso destinati; in realtà “ accontentato”con le briciole di una torta, da sempre, divorata dai “ fratelli del Nord ”. Numerose, come, ormai, risaputo, le falsità della storia ufficiale, scritta dagli invasori, lentamente, ma progressivamente, smentita dalla verità, che, finalmente , sta venendo a galla. Il revisionismo storico ha fatto passi da gigante, ma il percorso è ancora lungo e tortuoso. Tanto dobbiamo al lavoro di quanti, sempre più numerosi, si sono inoltrati nei meandri della nostra storia, denunziandone le falsificazioni.
Nonostante ciò, la sperequazione continua, in modo particolare la mancata attuazione di quel 34 per cento, che risanerebbe tante piaghe della nostra terra in materie di infrastrutture, sanità e viabilità in primis. Ed è su questo che i nostri autori insistono, in maniera quasi ossessiva. Il lavoro, pur ricco di tecnicismi, si rivela accessibile al grosso pubblico e ci si augura, dunque, che ad esso ci si approcci, perche’ solo conoscendo il nostro passato e le storture del presente , si possono gettare le basi, per costruire un futuro diverso per il Sud e la sua gente.