Più di cinquanta conflitti insanguinano attualmente il mondo. Pericolosa escalation in Medio-Oriente
Lucia Lucente
In questo momento storico, in cui le fiamme del conflitto divampano in ogni angolo del globo, con l’eco delle bombe che si sovrappone al grido muto dei disperati, ci troviamo a interrogare l’anima dell’umanità. Siamo alla vigilia di un’apocalisse annunciata? E’ il tempo, in cui i confini tra il sacro e il profano, tra la vita e la morte, si confondono in un vortice di violenza insensata o è l’ultimo bagliore del vecchio mondo, prima che una nuova era di pace e fratellanza emerga dalle ceneri? L’incertezza strazia, ma la verità sulla guerra rimane: è una follia crudele, un abisso di stupidità, un pozzo, che prosciuga ogni goccia di umanità.
La “ belva della guerra” sembra non saziarsi mai, perché essa si nutre dell’odio, del sangue e delle lacrime. È un mostro antico, nato dall’ orgoglio e dalla vanità, figlio della paura e dell’incomprensione. Ogni guerra, che sia combattuta, con spade d’acciaio o con missili intercontinentali, è il manifesto dell’incapacità umana di comprendere l’altro, di risolvere i conflitti, attraverso il dialogo, di abbracciare la sacralità della vita. Sotto il cielo divino, che ci guarda con muta tristezza, l’uomo continua a gettare le sue stesse creazioni in un abisso di distruzione.
Israele, Libano, Iran, Ucraina: nomi che, un tempo, evocavano il fascino della cultura e della civiltà, oggi sono macchiati dal sangue di innocenti. La risposta missilistica, l’invasione, i bombardamenti: queste parole sono il triste lessico di una violenza, che ci spinge, ogni giorno, sempre più vicini all’annientamento. Ogni arma, che esplode, non uccide solo un uomo, ma lacera il tessuto stesso della nostra umanità. Ogni lacrima, che scende, è una goccia di speranza che evapora, lasciando, dietro di sé, il deserto della disperazione.
In mezzo a questo caos, come possiamo non domandarci: è questo il preludio alla fine? La terza guerra mondiale è già qui? Papa Francesco sarà ricordato come l’ultimo timido sussurro di speranza, prima che il mondo sprofondi nell’oscurità?
Eppure, se volgiamo lo sguardo alla storia, scopriamo che, in periodi oscuri, c’è stato chi, come Gioacchino da Fiore, ha parlato di una nuova era, una terza età: un tempo di fratellanza e speranza, un regno spirituale in cui pace e giustizia avrebbero fatto da sovrane.
Oggi, però, questa visione sembra più distante che mai, offuscata dall’ombra di più di cinquanta conflitti in corso, delle epidemie, delle catastrofi naturali e l’ apocalisse sembra aver vinto.
A questo punto, i potenti del mondo dovrebbero riconoscere la follia della guerra e la sua infinita stupidità. La guerra è, nel suo essenziale, la negazione stessa della ragione. È la manifestazione più pura e brutale dell’incapacità dell’uomo di convivere con il diverso, con il fragile, con il misterioso. Ogni guerra, senza eccezioni, è il fallimento della diplomazia, della comprensione, dell’amore.
In un mondo, che ha visto Hiroshima, che ha ascoltato il grido di Sarajevo, che sente il pianto di Gaza, come possiamo ancora credere che la violenza sia una soluzione? Le rovine di città distrutte ci parlano, le ossa spezzate dei caduti sono monumenti silenziosi alla follia. La guerra non ha vincitori, se non la morte.
La pace è un fragile, ma tenace fiore , che può nascere persino nelle terre più aride. È un sogno che, per quanto lontano possa sembrare, può ancora essere realizzato, non attraverso le armi, bensì attraverso la comprensione, il rispetto, la compassione. Forse, in mezzo alle ceneri di questo tempo oscuro, possiamo ancora udire l’eco della profezia di Gioacchino, “ il monaco che ha vinto l’Apocalisse”. La guerra non è l’ultimo capitolo della storia umana, se solo lo vogliamo.
E , dunque, nel nome di ogni innocente caduto, nel nome di ogni bambino, di qualsiasi razza o colore della pelle, che merita un futuro di luce e non di ombra, alziamo la voce contro la guerra. Proclamiamo, con tutte le forze del nostro spirito, la sua inutilità, la sua crudeltà, la sua mostruosa stupidità; la vita è troppo preziosa, troppo sacra per essere gettata via in nome di conflitti, che non ci appartengono, di odi che non comprendiamo.
Che sia la pace a trionfare, non come una chimera, ma come l’unica realtà degna del nostro passaggio su questa terra e che nessun altro Papa debba mai essere chiamato a benedire un mondo in guerra!



