𝐔𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐨 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐚𝐥 𝐒𝐮𝐝. 𝐔𝐧𝐚 𝐟𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚.
Dopo oltre 160 anni dall’Unità d’Italia, caratterizzati da una doppia velocità nello sviluppo, nelle condizioni economiche e sociali tra nord e sud, ora si sancisce anche formalmente, con una legge, la condizione duale del Paese, con una prospettiva di allargamento delle distanze.
In questa prospettiva le forze migliori del Sud saranno ulteriormente incentivate all’abbandono ed in particolare i giovani a costruire altrove il loro futuro. Le regioni del sud, a partire dalla Calabria sono spinte desertificazione irreversibile.
La miopia ed i calcoli di potere di un governo, di una classe dirigente cinica ed inadeguata, hanno partorito una legge che mortifica le energie del sud. Rappresenta un fattore di divisione e di oggettivo indebolimento dell’intero Paese. Di fronte al consumarsi di questo disegno assume una gravità inaudita la posizione dei Presidenti di centrodestra delle Regioni del Sud che a gennaio scorso, in Conferenza Stato Regioni hanno dato parere positivo al disegno di autonomia differenziata illustrato dal Ministro Calderoli.
Già in quella occasione abbiamo avuto modo di esprimere incredulità, sconcerto, meraviglia e indignazione rispetto al voto favorevole espresso dal Presidente Roberto Occhiuto che evidentemente ha fatto prevalere logiche di equilibri interni alla sua maggioranza di governo rispetto agli interessi della Calabria.
Assumere atteggiamenti da pentito oggi è come il pianto del coccodrillo.
La verità e la gravità della sua posizione è di aver rotto l’unità del fronte delle Regioni del Sud nella Conferenza Stato Regioni. Unità che nel 2018 fu decisiva per bloccare lo stesso disegno di Salvini, proprio in sede di Conferenza Stato Regioni. Purtroppo in questo percorso il sud ha subito anche il tradimento e l’inganno della rappresentanza parlamentare di centrodestra, che senza batter ciglio, in modo supino e subalterno si è accodata in questa operazione a danno delle regioni e delle popolazioni meridionali.
Questa volta persino andando oltre la vecchia pratica dell’ascarismo meridionale. Forse, anzi sicuramente, a causa di una legge elettorale che sottrae al popolo sovrano il potere di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento. Una legge elettorale che ha prodotto un Parlamento di nominati dalle segreterie nazionali dei partiti. È fin troppo evidente constatare che con questo sistema elettorale i parlamentari rispondono alle segreterie dei partiti, piuttosto che dare conto al popolo del loro operato e del loro voto sui provvedimenti legislativi.
Il Sud e la Calabria non possono accettare questo cinico destino.
È necessario reagire con forza ed energia attraverso una larga mobilitazione culturale e popolare. Questa grave ferita inferta deve suscitare una reazione forte e adeguata. Il Sud non può accettare un ruolo residuale in un mondo attraversato da profonde trasformazioni ed una Europa la cui funzione è includere ed aiutare le sue aree deboli e in ritardato sviluppo a crescere e a recuperare su tutti i fronti. In primo luogo su quello del contrasto allo spopolamento e alla fuga dei giovani.
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