Una vergogna per l’ intera umanità l’ uccisione di vittime innocenti.
Lucia Lucente

Angelina Romano, otto anni e due mesi, nella sua Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, giocava come tutti i giorni, a piedi scalzi, inebriandosi del tiepido sole di una giornata d’ inverno, quel sole che non abbandona la Sicilia nemmeno nella brutta stagione. Il destino, però, come una strega malvagia, aveva in serbo per lei un dramma inatteso. Era l’inverno del 1862 e, già dall’anno precedente, il neo governo sabaudo-piemontese aveva mandato in Sicilia il generale Covone, dandogli poteri “speciali”, tra cui quello di emanare la legge marziale e proclamare lo stato d’assedio. Il primo atto di questo generale fu quello di concedere il “libero arbitrio” nel decidere della vita o della morte dei Siciliani. Proprio in questo clima di ostilità accaddero fatti gravissimi, che coinvolsero la città di Castellammare del Golfo. Ivi, il malcontento verso gli oppressori sabaudi era molto forte, ma la scintilla, che fece esplodere la rivolta, fu l’introduzione della leva militare obbligatoria, provvedimento sconosciuto sotto i Borbone.
Tale legge, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del Regno, il 30 giugno 1861, comportava l’allontanamento, per sette lunghi anni, di tanti giovani dalle loro famiglie e dalle loro terre, depauperando zone a forte economia agricola. Per sfuggire a questa norma ingiusta, tantissimi ragazzi si diedero alla macchia, ma, non potendo vivere a lungo in quelle condizioni disagiate, il 2 gennaio 1862 decisero di insorgere contro i Piemontesi.
Era quasi l’una di pomeriggio il momento in cui l’innocenza si scontro’ con la crudeltà degli eventi. La fame attanagliava lo stomaco di Angelina, mentre giocava a “cri cri”. I bersaglieri del generale Quintini, strumenti del Regio Esercito Italiano- più savoiardo e piemontese che italiano- giunsero a Castellammare, per spezzare il coro di voci repubblicane.
Mentre le grida di “Viva la repubblica” accompagnavano la bandiera rossa di Mazzini, la bimba fu fucilata,assieme ad altre sette persone, forse perché parente di renitenti alla leva, vittima sacrificale di un odio fratricida. Il libro dei defunti nella chiesa madre di Castellammare racconta il suo tragico destino in latino: “Romano Angela filia Petri et Joanna Pollina consortis. Etatis sua an.9 circ. Hdie hor.15 circ in C.S.M.E Animam Deo redditit absque sacramentis in villa sic dicta della Falconera quia interfecta fuit a MILITIBUS REGIS ITALIAE” La verità fu trascritta a posteriori dal parroco, poiché i Piemontesi ordinarono il silenzio. La ricerca, guidata dalla signora Linda Cottone e dallo storico Francesco Bianco, ha svelato questa pagina oscura, scritta nel libro dei cosiddetti “ liberatori” delle nostre terre, gli stessi che distrussero interi paesi, violentarono donne incinte, imbalsamarono le teste dei nostri” briganti”-in realtà giovani filoborbonici-s’ impossessarono delle nostre ricchezze, per saldare i debiti degli inetti Savoia , ci condannarono al ruolo di subalterni, crearono il primo lager della storia( Fenestrelle in Piemonte), quegli stessi “fratelli del Nord” che ora ci ritengono “ parassiti” e che hanno voluto , a gran voce” l’ autonomia differenziata”.
E’ mai esistita davvero un’Italia unita o, forse, non è stata che una maschera di cera, destinata a sciogliersi sotto il sole implacabile della verità?
E come possiamo, noi, segnati
da ferite mai sanate non sentire un fremito di rabbia per il martoriato popolo palestinese? Come non riconoscere, negli occhi dei loro bambini, le lacrime delle nostre
“Angelina Romano”, mentre la storia ripete i suoi “ corsi e ricorsi”, tessendo la tela di un genocidio, che si consuma nella nostra vergognosa indifferenza?
E intanto, come in quella canzone degli anni ’60, “il mondo non si è fermato mai un momento” e il ciclo del giorno e della notte continua , mentre sotto lo stesso cielo si perpetua il dolore di chi è senza voce, senza patria, senza speranza.

