Intervista da parte degli alunni
del Centro Provinciale Istruzione Adulti a studenti immigrati del Polo tecnico scientifico Brutium
di Lucia Lucente
In un mondo, sempre più interconnesso, le storie di migranti sono diventate una parte essenziale del tessuto sociale e culturale di molte nazioni, in primis l’Italia. Nel libro “Adotta una storia”, a cura di Pierpaolo Lopreiato, e’ raccolta una serie di interviste, che offrono uno sguardo intimo e toccante delle esperienze di immigrati, provenienti da diverse parti del mondo.
Dopo un tributo ad Assunta Mollo, docente di professione e pittrice per vocazione, che ha curato la copertina del testo e che usa la pittura per affrontare il Parkinson, troviamo una pagina dedicata alla dirigente scolastica Clementina Iannuzzi, che illustra il progetto di scrittura creativa del Polo Umanitario, realizzato presso il CPIA “Valeria Solesikn” di Cosenza. Esso” mira a comprendere le storie personali degli alunni, favorendo empatia e superando pregiudizi, con l’obiettivo di arricchimento reciproco e apertura di nuove opportunità lavorative”.
E’ la volta, poi, della dirigente Rosita Paradiso, secondo cui “la scuola ha il compito urgente di combattere l’indifferenza e gli stereotipi, promuovendo l’educazione alla pace e all’inclusione”.
Segue il docente Alessandro Citro, che sottolinea l’importanza di diventare viaggiatori, per comprendere le ragioni che spingono le persone a partire o a incontrare la morte. Le 17 storie raccolte offrono una testimonianza diretta delle vite dei migranti, mescolando diverse voci e punti di vista, per far emergere una varietà di prospettive umane e culturali.
La narrazione si apre con le voci di Hanna, Vlada e Lilia, donne ucraine che hanno attraversato l’inferno della guerra e l’angoscia dei rifugi sotterranei. Pur avendo conosciuto la disperazione, trasmettono una forza d’ animo, che risplende come un faro nella tempesta, mentre il loro cuore batte al ritmo della nostalgia per la terra natia. In Italia trovano nuove opportunità e accolgono le possibilità offerte, ma il legame con le loro radici rimane indissolubile, un filo invisibile, che le riporta sempre alla culla delle loro origini.
Il racconto di Kloula Salem, un giovane tunisino, fa emergere le lacune delle politiche migratorie del Paese. Salem evidenzia come coloro che dovrebbero far rispettare i trattati e proteggere gli immigrati ,spesso, falliscano nel loro compito. La presenza degli scafisti, che operano impunemente, consentendo il continuo flusso di persone, attraverso viaggi pericolosi e spesso fatali, è un tema ricorrente nelle testimonianze dei migranti.
Ahmad Fawad, un pakistano con una profonda nostalgia per la sua terra, condivide le sue difficoltà nel tentare di integrarsi nella società italiana. La barriera linguistica e le sfide culturali si rivelano insormontabili per molti immigrati, inclusa Nabila Radi, proveniente dal Marocco.
Tuttavia, è la narrazione di Doris, migrante nigeriana, che risuona profondamente nell’animo dei lettori. Doris ha sfidato innumerevoli pericoli, per raggiungere le sponde italiane, eludendo le insidie della discriminazione sessuale e le minacce del temibile gruppo Boko Haram. Il suo peregrinare, attraverso le infuocate distese del Sahara e le lande inospitali della Libia, si è rivelato un calvario di violenze indicibili e privazioni estreme. Eppure, nonostante le avversità, Doris incarna la quintessenza della speranza e della determinazione, emblema vivente della ricerca di una vita più degna di essere vissuta. Sono alcune delle diciassette interviste, che rendono questo testo originale ed affascinante.
Le narrazioni, raccolte in “Adotta una storia”, ci rammentano la complessità e l’intrinseca umanità celata dietro ogni flusso migratorio. Sono testimonianze di ardimento, sacrificio e resilienza, le quali ci esortano a riflettere sulle politiche e sulle pratiche sociali, che plasmano le esistenze di milioni di anime nel vasto e complesso orbe. In un mondo, sempre più cosmopolita, è imprescindibile prestare orecchio e comprendere le voci di coloro che, sospinti da un anelito di speranza, solcano confini e oceani alla ricerca di un destino migliore. Alcune volte ci riescono, altre no, ma è “ quel forse” la spinta motrice a tentare.E’ nell’ umana natura lo spirito di sopravvivenza e il voler varcare nuovi confini, sin da quando Ulisse sfido’ le temute “ Colonne d’ Ercole”.
Un elogio agli ideatori di questo interessante progetto; un encomio particolare a coloro che hanno cesellato, con maestria, ogni parola del testo. Un plauso particolare va rivolto, soprattutto, a quanti, distanti da retorica ingannevole o da falsa filantropia, contemplano nell’Altro, non il “diverso”, ma il proprio simile, riconoscendo in ogni essere umano il riflesso della propria essenza. È in questo sguardo puro e luminoso che si scorge la vera grandezza dell’animo umano, capace di abbracciare- se vuole-con empatia e comprensione, la comune appartenenza alla medesima condizione esistenziale.
Il testo è stato presentato nell’ ambito dell’ iniziativa”Cultura in Fiore,
Letture Florensi” giorno 17c.m, con
moderazione del nostro direttore Antonio Mancina.