LETTERA PER I MEDIA, A TUTTO IL MONDO ANIMALISTA E, SOPRATUTTO AI CITTADINI DI SAN GIOVANNI IN FIORE (CS)

È noto a tutti come il randagismo sia una piaga che affligge le regioni del sud, compresa la Calabria con i suoi comuni annessi. Tra questi spicca San Giovanni in Fiore, un comune che non si è mai interessato (ci riferiamo a tutte le amministrazioni precedenti) a risolvere, neppure in parte, questo “maledettissimo problema”.
Per noi volontarie è stato sempre difficile ottenere qualcosa che potesse anche se di poco migliorare la situazione. Anni e anni inutili e vani, ed ogni cinque anni si ricadeva sempre nelle solite promesse, promesse fatte nel 2020 quando si insediava il sindaco dott. Rosaria Succurro, la quale delegò al randagismo la dott. Patrizia Carbone. Tuttavia, l’inizio non fu diverso dalle altre amministrazioni: i cani continuavano a fare il loro ingresso in canile come è sempre accaduto. Dunque, cosa c’era di nuovo con la suddetta amministrazione? Nulla, da qui cominciarono gli attacchi mediatici da noi volontarie, non si risolveva così il problema. Eppure, pian piano le cose cambiarono: la dott. Carbone, con impegno, tenacia, determinazione e buona volontà, cominciò a smuovere mari e monti, a stipulare un protocollo d’intesa con Save the Dogs (una delle più grandi associazioni animaliste). Si cominciarono a sterilizzare i primi cani di proprietà e con la sterilizzazione furono inseriti i chip, considerato che 1 proprietario su 100 chippa il proprio cane, si stipulò poi un protocollo d’intesa con il nucleo operativo di vigilanza ambientale coordinato da Domenico Laratta. Stipulò un protocollo d’intesa anche con l’ente parco. Sapete cosa ci aveva colpito oltre a tutto ciò che la dott. Carbone aveva instaurato con noi un rapporto basato sulla fiducia, sull’onestà e sull’ amicizia. Era sempre presente nelle giornate di sterilizzazioni, presente quando veniva la squadra cattura del canile, presente quando c’era un’emergenza. Era solo uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. Era una di noi e noi la vogliamo chiamare “la volontaria Patrizia”. Chissà se chi la succederà sarà come lei, noi ci auguriamo di si e vogliamo che la “nostra” Patrizia sia di esempio a tutti gli assessori dei comuni calabresi.
FIRMATO
UN GRUPPO DI VOLONTARIE