Un viaggio nel passato di un meraviglioso borgo calabrese
Lucia Lucente
Nel turbine del tempo, a volte, ci imbattiamo in preziosi frammenti del passato, che ci trasportano in epoche dimenticate, sospese tra la nostalgia e la meraviglia. È quanto accade, quando ci si trova davanti ad un video-con accompagnamento di una canzone in vernacolo-ritraente San Giovanni in Fiore negli anni ’60, tesoro visivo che cattura l’essenza di un’era ormai lontana, ma intrisa di vita e vitalità.
Il profumo del passato pervade ogni fotogramma, immergendo lo spettatore in un mondo, dove le strade erano teatro di vita e non solo di transito. Le pacchiane, nello stupendo e ricco costume tradizionale, passeggiano in gruppo, irradiando un fascino senza tempo. I bambini, liberi e spensierati, popolano le strade con i loro giochi vivaci e originali, senza l’ombra dei dispositivi digitali, che oggi li tengono incollati agli schermi, alienandoli dalla società.
E’, però, nella quotidianità che il vero cuore pulsante del nostro paese emerge. Il suono del telaio e il movimento delle mani abili delle donne narrano storie di tradizione e mestieri antichi. Il ritmo cadenzato delle lancette scandisce il tempo, mentre il tessuto prende forma sotto le loro sapienti dita, testimoniando la forza e la resilienza di una comunità legata alla propria storia e al proprio territorio.
Gli animali, compagni fedeli dell’uomo, si muovono, con libertà, per le vie, simbolo di un legame profondo con la natura, che, purtroppo, sembra quasi essere smarrito ai giorni nostri.
E poi c’è la partecipazione attiva alla vita politica, manifestata nei comizi, che richiamavano le folle. Non era solo un dovere civico, ma un momento di confronto e di dibattito, dove le idee si scontravano , pur nel rispetto reciproco e si plasmava il futuro della comunità. Le persone, affacciate alle finestre e ai balconi, non erano semplici spettatori, ma attori della scena sociale, testimoni e protagonisti di un’epoca di fermento e cambiamento.
Cio’ che colpisce di più è, però, la vivacità e la densità umana del paese, così diversa dall’attuale spopolamento e dalla desolazione che affliggono molti borghi, soprattutto dell’ entroterra. L’immagine di tante persone riunite, di strade animate e di case poco eleganti, ma che pulsano di vita, è un rimpianto e una speranza per un ritorno a quella vitalità perduta.
Il profumo del passato ci pervade, risvegliando emozioni sopite e ricordi sepolti. Nel nostro borgo degli anni ’60 troviamo un’ode alla semplicità, alla comunità e alla bellezza della vita quotidiana. Forse, da questo tuffo nel passato, dovremmo attingere ispirazione per costruire un futuro, in cui la bellezza e la vitalità dei piccoli centri possano ancora risplendere ed i valori umani, in primis, il rispetto e la fratellanza siano parole, che trovino effettivo riscontro nella nostra comunità.