Un rito, ma anche un gesto di identità
Lucia Lucente

Nel cuore antico di San Giovanni in Fiore, in questi giorni ricorre la Festa della Madonna del Carmine, l’ultimo appuntamento religioso dell’anno-dopo la Madonna della Sanità, Sant’ Antonio e San Giovanni Battista-che, come i precedenti, è carico di quella nostalgia,
olezzante di incenso e di infanzia.
Nel rione della Costa, che per pochi giorni, sembra rivitalizzarsi, la piccola chiesa dedicata alla Vergine si trasforma in un meraviglioso luogo di aggregazione: è lì che dimora la statua della Madonna con il volto dolcissimo e quasi assorto in una preghiera d’amore. A guardarla, si ha l’ impressione che il dolore del mondo vi si sia posato leggero, mentre l’ animo di ognuno eleva un inno di devozione e speranza.
È un rito, sì, ma anche molto di più. È una liturgia d’ identità, un atto condiviso di ritorno alle origini, un gesto corale di bellezza, che intreccia lo slancio del cuore con il cammino degli antenati.
Durante questi giorni sacri, le strade della Costa, normalmente silenziose e quasi assopite nel torpore del quotidiano, si risvegliano a una nuova giovinezza, attraversate da canti, luci, preghiere, bancarelle .
Qui si respira una fede sentita , che, nella ripetitività di gesti antichi – una candela accesa, un rosario sgranato tra dita tremanti, un fiore posto ai piedi della Madonna – compie il miracolo più bello: quello del riconoscersi.
Non si tratta solo di celebrare, bensì di riscoprire sé stessi dentro un contesto più ampio, più profondo, più vero. La Festa della Madonna del Carmine è uno di quegli eventi in cui il tempo pare fermarsi e in quel fermarsi, concedere un varco: lo spiraglio da cui l’eternità può affacciarsi nella nostra esistenza , sovente vuota e frettolosa.
Ed è per questo che tutti dovrebbero parteciparvi, non come spettatori, ma come pellegrini del cuore, perché vivere questa festa non è un semplice atto religioso: è un’esperienza antropologica, spirituale e poetica. È un tuffo in quell’acqua sorgiva, che ci ha generati. È come camminare in un sogno, che ci appartiene e che ci culla dolcemente.
Nel volto della Madonna del Carmine, il popolo di San Giovanni in Fiore ritrova se stesso. E in quell’abbraccio invisibile, la tristezza si placa, il tempo sparisce, il cuore trova pace.

