Quando le note musicali accarezzano l’anima
Lucia Lucente
Ci sono serate, in cui il tempo sembra smarrire la propria direzione, serate in cui oggi e ieri si confondono in un unico respiro, sospeso tra la luce dei lampioni e quella argentea della luna. A San Giovanni in Fiore, in una piazza” Cinque angeli”- Castelletto, vestita a festa, questo incanto ha preso forma, grazie alle melodie senza tempo dei Santo California, che, con la loro arte, hanno aperto un varco nella memoria di un’intera comunità. La folla, numerosa e trepidante, ha accolto i musicisti con un applauso, che era insieme gioia e gratitudine, come se ciascuno sapesse di essere sul punto di ritrovare un frammento di sé, perduto chissà quando e chissà dove.
I Santo California, ambasciatori di un’epoca irripetibile, hanno intrecciato i fili invisibili degli anni ’70 e ’80, portando sulle spalle il bagaglio di canzoni, che hanno attraversato generazioni. C’era nei loro accordi la dolcezza di amori acerbi, la leggerezza di estati spensierate, la malinconia lieve dei sogni, mai del tutto dimenticati. Piazza Castelletto è diventata, così, un palcoscenico del cuore, dove ogni ritornello era una carezza e ogni strofa un ponte verso il passato.
Gli sguardi si illuminavano, le labbra mormoravano versi imparati decenni prima e persino chi non aveva vissuto quegli anni poteva percepire l’atmosfera di una stagione, in cui la musica era rifugio e compagna di vita. L’eco degli strumenti e delle voci rimbalzava sulle facciate delle case, scivolava tra le traverse e si perdeva nelle montagne circostanti, come un fiume sonoro, che riportava a casa ricordi dispersi.
L’estate florense, generosa di emozioni e incontri, ha, pertanto, aggiunto un’altra gemma alla sua corona di eventi, trasformando una serata in un momento di condivisione profonda. Dietro il sipario invisibile di questa magia, la dedizione degli organizzatori e dei promotori dell’ evento.
Quando l’ultima canzone- l’ indimenticabile “ Tornerò’”- ha lasciato spazio al silenzio, non è stata la fine, ma piuttosto un inizio. La musica, si sa, non conosce il peso degli anni: resta sospesa nel cuore di chi ascolta, come un lume, che continua a brillare anche quando la sala si svuota. E così, mentre la piazza lentamente si disperdeva, ciascuno portava con sé una melodia personale, un frammento di poesia, che continuerà a vivere, discreto e fedele, finché ci saranno voci pronte a cantarlo.
Ieri sera, a San Giovanni in Fiore, non si è celebrato soltanto un concerto: si è rinnovato un patto segreto tra il passato e il presente, un patto suggellato dal linguaggio universale delle note. Perché la musica, quando è vera, non è mai soltanto intrattenimento: è memoria, è sentimento, è identità.


