Uno spettacolo di straordinaria bellezza, un tributo alla magnificenza del Cosmo
Lucia Lucente


Ci sono momenti, nel tumultuoso ed inesorabile scorrere del tempo, in cui la volta celeste appare all’uomo come un palcoscenico sacro e sul teatro cosmico e’ rappresentata una trama, molto lontana dalla quotidianità. L’eclissi, quell’abbraccio fuggevole, in cui il sole e la luna si ritrovano nello stesso orizzonte, non è soltanto fenomeno astronomico: è allegoria del desiderio eterno , che vibra tra luce e ombra, tra ardore e silenzio.
Per un breve lasso di tempo, l’ amore trionfa e Rha può , finalmente, congiungersi a Selene.
E’ difficile immaginare cosa quei due astri, eternamente separati dalla geometria dei Cieli, si dicano, quando, nel tremore della congiunzione, si sfiorano.
Sono parole, che non hanno bisogno di voce, sospiri , che abitano il mistero, come se il cosmo intero si fermasse per ascoltare la confessione più intima mai pronunciata: quella tra la luce vivida e la fievole, tra la fonte e l’eco.
Il tempo, in tali istanti, assume la dimensione dell’ Infinito. L’uomo, col capo rivolto al cielo, smette di essere creatura terrestre e diventa testimone di un rito primordiale.
L’eclissi è un altare di luce e d’ombra, un invito a ricordare che, anche nel nostro vivere, ci sono incontri irripetibili, momenti, che si affacciano solo poche volte in un’intera esistenza.
Come gli astri, anche noi siamo chiamati a custodire nella memoria i rari istanti di gioia, quando si incontrano due anime affini, pur se per pochi attimi.
Infatti, la vera grandezza di tali eventi non risiede nella loro durata, ma nella loro irripetibilità.
È proprio l’eccezionalità, l’intervallo fra un’apparizione e l’altra, a donare loro il carattere di miracolo.
Se il Sole e la Luna potessero danzare insieme ogni giorno, l’incanto svanirebbe. L’eclissi insegna che l’amore autentico vive di attesa, di rarità, di preziosa fragilità.
Così, di fronte a quel mistero, noi non contempliamo soltanto un fenomeno naturale, ma entriamo in simbiosi con la liricità del cosmo.
E l’universo stesso, con il suo silenzio abissale, ci ricorda che la bellezza suprema non è ciò che possediamo per sempre, ma ciò che appare e scompare, lasciando nella nostra anima l’ impronta indelebile dell’eternità.