I miei ricordi sulle vipere in Sila (Calabria), affondano le radici nell’infanzia, quando erano organizzate delle vere e proprie “spedizioni punitive”, allo scopo di stanare questi “mostri”. Bastava solo pronunciarne il nome, per attirare l’attenzione anche dei più distratti. Per non parlare delle leggende e dei racconti dei più anziani. Da bambino, passai un’intera notte insonne, al sol pensiero, della famelica “vipera dei sette passi”, che qualcuno, sosteneva, di aver avvistato nelle contrade del Gran Bosco d’Italia (la Sila), esteso per oltre 150.000 ettari, nella parte centrale della Calabria. All’epoca, nessuno mi aveva ancora spiegato che il Mamba nero o “sette passi”, tra i serpenti più velenosi del mondo, esisteva davvero, ma nell’Africa! La trovata più grossa, quasi intramontabile, resta ancora oggi, quella delle vipere paracadutate dall’elicottero. Ricordo di aver incrociato, nel tempo e per i boschi calabresi, persone, che giuravano di aver assistito all’evento in questione, all’immensa burla, seguiva l’altra grande bufala, cioè quella che, le vipere, erano state paracadutate persino dentro le buste di plastica! L’intero territorio nazionale è pregno di queste storie inventate. Mia nonna paterna, campagnola d’altri tempi, un giorno, uccise, a suo dire, il maschio della vipera, colpevole solo, di essersi avvicinato troppo alla casa abitata di campagna; nel mio più grande disappunto, mi disse, che quel rettile strisciante, non era una vipera normale bensì un aspide, in altre parole il maschio della vipera, molto più velenoso della femmina (pura leggenda popolare)! Le errate credenze, hanno fatto tanti gravi danni all’ecosistema naturale della nostra Terra, alimentate troppo spesso, dalla scarsa o assente cultura su certi argomenti. La vipera o Aspide, che vive nella Sila e un po’ in tutta l’Italia meridionale peninsulare (Calabria, Basilicata e Puglia) più Sicilia è la Vipera aspis ssp. hugyi Schinz, 1833.

Questo viperide, in epoche antiche, sarebbe stato addirittura introdotto dai Greci sull’Isola di Montecristo, nell’arcipelago toscano, di fatti, in quella zona, fino a pochi anni fa, si sosteneva l’esistenza di una rara sottospecie endemica, oggi non più ritenuta valida, grazie alle indagini genetiche, che ne hanno decretato la vera origine alloctona. Nelle zone di confine, situate sui rispettivi areali di distribuzione di Vipera aspis francisciredi e di Vipera aspis hugyi, sono invece note popolazioni ibride. La Vipera aspis hugyi è un rettile contraddistinto,

dall’apice del muso ricurvo all’insù, con una colorazione in genere, aventi le parti superiori bruno-fulvo chiaro e in alcuni esemplari la colorazione grigiastra. Esistono, individui melanici (completamente di colore nero) o melanotici (nerastri, dove il nero prevale ma vi è presenza di altro colore), pur se molto più rari dei primi. Non noto l’albinismo mentre molto raro nei neonati, è l’albinoticismo. L’ultimo esemplare di vipera melanica (completamente nera) che mi è capitato di osservare, mentre era intenta a ricevere gli ultimi raggi solari, è stato il 3 settembre del 2015, a oltre 1600 metri di quota, nel cuore del Parco Nazionale della Sila! L’ornamentazione è sempre molto evidente, tanto nei soggetti giovani (che sono molto simili agli adulti a parte la mancanza delle macchie scure cervicali) tanto in quelli adulti. Il capo si presenta triangolare, generalmente con macchie o barre scure e talvolta con una “V” rovesciata all’altezza della nuca. La banda dorsale è formata da una serie di ocelli in successione e asimmetrici, per circa 2/3 della lunghezza del corpo, il resto che segue, mostra due varianti, in altre parole, o degli ocelli distinti tra loro o un tipico disegno a “zig-zag” presente fino alla parte terminale, che solitamente è di colore giallo-verde chiaro. Evidenti sono anche le bande o macchie ventrali di colore scuro. Le parti inferiori si presentano grigio-rosate e delle volte chiare, fittamente punteggiate o macchiate di bruno o spesso di nero. Non è rara la nascita di alcuni individui con due teste, questi soggetti però, avranno una breve esistenza. Nei pressi di loc. Agnara, nel comune di San Giovanni in Fiore (Cosenza), alcuni anni addietro, è stata rinvenuta dalle guardie giurate zoofile della Lipu, una vipera morta di ben 83 cm. Sempre sull’Altopiano della Sila, molti anni fa, trovai un maestoso esemplare di almeno 86 cm, sicuramente uno dei più lunghi noti per l’areale dell’Italia meridionale (il record pare sia di 94 cm); molto raramente, raggiungono e superano i 70 cm, in media, gli adulti, si attestano sui 60-65 cm di lunghezza totale. La Vipera è un serpente con una modesta lunghezza e con una forma generale del corpo piuttosto tozza. L’occhio dei viperidi è costituito da una pupilla verticale di forma ellittica, mentre i colubridi hanno la pupilla piena e rotonda (uno dei principali caratteri distintivi sulla velenosità dei serpenti italiani). Si tratta di una specie ovovivipara, cioè partorisce dei piccoli che sono lunghi in media 15 cm circa, e sono dotati, già alla nascita, di ghiandole velenifere come negli adulti. Una vipera, si stima, possa vivere anche fino a 20 anni di età, ovviamente in natura, le possibilità di sopravvivenza si riducono, per ovvi e diversificati motivi. Gli habitat preferiti dalle vipere meridionali italiane, restano le zone sabbiose e rocciose, aride o paludose, così si trova, nei boschi, nelle campagne e nelle praterie, dalle coste fino alle montagne più interne. Nelle zone più miti e in condizioni climatiche favorevoli, ho rinvenuto questa sottospecie, attiva anche a dicembre e gennaio (Castelsilano e Caccuri, in provincia di Crotone), quando sulle montagne più alte, è molto difficile scorgerle oltre il mese di settembre – al massimo metà ottobre, specie in alcune stagioni particolarmente calde e umide. Negli anni, ho accertato, anche diversi episodi di morso sia verso animali sia verso l’uomo, in quest’ultimo caso, con alcune persone morsicate soprattutto agli arti e, in tutti i modi, nessuno di essi si è rivelato mortale. La vipera è l’unico rettile velenoso presente nel nostro Paese. Il veleno è inoculato attraverso due denti cavi al loro interno, questo, come già detto, porta raramente alla morte, gli effetti, locali o sistemici, agiscono a più livelli, neurotossico, cardiotossico e nefrotossico e, possono essere di una certa gravità nei soggetti più a rischio che sono: i bambini, i cardiopatici, gli anziani debilitati e/o affetti da malattie croniche e le persone che possono sviluppare reazioni allergiche anche importanti. I due fori lasciati dai denti veleniferi, seguiti dall’arcata degli altri dentini pieni, non sempre sono ben visibili a causa dell’angolazione del morso o dei tessuti, che coprono la pelle e che fungono da protezione specie in alcune circostanze. Molto spesso, il morso della vipera è soltanto simulato o sferrato inoculando una modestissima quantità di veleno, si stima pure, che un 30% dei morsi attuati, siano dei cosiddetti “morsi secchi”, in altre parole, senza alcuna inoculazione di veleno e pertanto privi di qualsiasi effetto sulla vittima. Va rammentato, che è sempre consigliato rivolgersi immediatamente al più vicino pronto soccorso in caso di morsicatura, cercando di non agitarsi, e di restare perciò calmi e tranquilli (sembrerà strano, ma la migliore arma è quella di evitare agitazione e movimenti). Rassicuriamo le persone, dicendo che, la vipera è un animale molto schivo, tende sempre a scappare, soprattutto quando avverte il minimo rumore. Giova ricordare, qualora ve ne fosse bisogno, che occorre stare sempre attenti a dove si mettono le mani e i piedi. Quando si va in campagna, logicamente, occorre vestirsi in modo adeguato e, non passeggiare nei boschi con infradito e pantaloncini corti, in questo caso è plausibile che i pericoli aumentino e non solo a causa della possibile presenza di vipere! Massima attenzione, dovrebbe essere prestata dai cercatori di funghi, dagli escursionisti, scout, cacciatori, pescatori e, da chi raccoglie oggetti da terra o inserisce le mani in fessure e anfratti rocciosi. Lo stesso discorso, va fatto quando, specie in primavera, si attuano pulizie e, movimentazioni di scatoli, mobili, suppellettili e altro materiale, depositato in particolare nelle case in campagna, ma anche nei magazzini delle abitazioni situate nelle aree periferiche o dove sono presenti, sia vegetazione sia spazi aperti di una certa entità. Un recente studio, ha affermato che in Italia, morirebbero dalle 70.000 alle 83.000 persone l’anno, a causa degli effetti del fumo di sigaretta; gli incidenti stradali fanno altresì almeno 9 morti al giorno, le vipere, invece, possono portare al decesso di una persona, soltanto in rarissimi casi e si possono certamente contare sulle dita di una mano! Tutte le specie di serpenti (vipere ovviamente comprese), sono animali utilissimi, per l’equilibrio naturale e per l’uomo stesso, si nutrono di una miriade di roditori, tra cui i topi e le arvicole, in alcuni casi molto dannosi per le colture. Non uccidiamo i serpenti in modo selvaggio, sono esseri viventi da salvaguardare, molto spesso, presi dalla paura, si tende a bastonare qualsiasi animale strisciante che capita a tiro, magari anche di specie assolutamente innocue, importantissime ugualmente all’ecosistema naturale oltre che protette da varie normative che ne vietano categoricamente l’uccisione intenzionale, la cattura e la detenzione. L’uomo dovrebbe impegnarsi nel rispetto verso tutte le creature, poiché in natura non esiste il buono contrapposto al cattivo o il bello antitetico al brutto, ogni animale ha un ruolo preciso e ben definito, basta solo informarsi per meglio rispettare la biodiversità che abita dietro la porta di casa nostra! Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it